Recensione film Ted Bundy- Fascino criminale, Zac Efron salva il film
Cinema / Recensione - 08 May 2019 08:00
In sala dal 9 maggio, distribuito da Notorious Pictures.
Ted Bundy - Fascino criminale (Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile, il titolo originale) ha avuto la sua anteprima mondiale al Sundance Film Festival lo scorso gennaio. Negli Stati Uniti è uscito qualche giorno fa, grazie a Netflix.
Di film, o documentari, sul serial killer più popolare d'America ce ne sono diversi. Questo ha la risonanza di essere l'adattamento cinematografico del memoir di Elizabeth Kendall. Nel film, diretto da Joe Berlinger, Liz è interpretata da Lily Collins: una giovane ragazza, una figlia da crescere, che conosce Ted in una serata di svago davanti a un romantico jukebox.
Ted Bundy Fascino criminale trama sorretta da Zac Efron
Siamo a Seattle, nel 1969. Bundy sarà arrestato nel 1974. Il film ripercorre la storia del serial killer da un punto di vista inedito, ma lo script si perde e, alla fine, vediamo un uomo enigmatico che professa la sua innocenza con veemenza. A dire la verità, la scelta su Zac Efron è azzeccata. L'attore si cala abilmente nei panni del mostro al quale il giudice riserva parole di assoluto sconcerto.
Ted Bundy, il dubbio che rimane
Ted Bundy - Fascino criminale tenta di seminare indizi. Il risultato complessivo è parziale. Non assistiamo, da spettatori, agli atti brutali, il suo modus operandi ci viene suggerito lungo la vicenda giudiziaria. La priorità è quella di prediligere il rapporto esclusivo con Liz, proiettandoci nel dubbio di Liz nel ri-percorrere tutte le tappe del film sul finale compiuto.
Il punto di forza del film sta nell'interpretazione del cast. In primis quella di Zac Efron, ambiguo e accattivante, in un ruolo drammatico con tanti punti interrogativi. La sua performance incisiva avrebbe coperto certi buchi di sceneggiatura, secondo la critica statunitense.
Le
sequenze finali sono di effetto. Come rimangono d'impatto le parole
rivolte dal giudice Edward Cowart (John Malkovich) durante la
sentenza: dopo aver definito le uccisioni atroci, scioccantemente
malvagi e vili (connotazioni che danno il titolo al film), si auspica che questo giovane imputato abbia cura di
se stesso (nel tempo concessogli).
Lo sottolinea più volte e con
sincerità allibita. Ted Bundy, che finisce per difendersi da solo, in
uno dei primi processi che cattura l'interesse dei media, dimostra
infatti doti brillanti in aula, al di sopra della media.
L'interrogativo rimane: malvagi si nasce o lo
si diventa?
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